Perché non cresco?
In realtà stavo crescendo e gli adulti cercavano di spiegarmi proprio questo: ogni giorno, anche se non me ne rendevo conto, millimetri dei miei capelli si allungavano, le cellule del mio corpo di moltiplicavano, le mani si facevano più lunghe. Solo che occorreva tempo per vederlo.
Questa immagine di me bambina torna a visitarmi perché sento spesso la domanda “perché non sto crescendo?”, anche se in contesti lavorativi. Chi me la pone ha una difficoltà a riconoscere che in realtà la crescita c’è, è solo lenta. Il vero problema è che ci si aspettava altri numeri, altro fatturato, altri risultati. Da questo deduco che c’è un po’ di difficoltà generale a mettere a fuoco delle aspettative realistiche forse anche per via della diffusione di una certa mentalità del successo facile.
Un bagno di realismo
Girano miti e numeri assolutamente favolosi che aprono scenari di mille iscritti alla newsletter in una settimana, crescite di migliaia di follower organici al mese, fatturati da capogiro in tempi rapidissimi e una serie di credenze legate al crederci per farcela. Ad avvalorare queste tesi c’è sempre la storia di chi vende i corsi su come arrivare a quel risultato incredibile, di come lui o lei siano riusciti in quel modo e con quella strategia a realizzare quel risultato straordinario.
Forse però bisognerebbe chiedersi più spesso se le ricette che funzionano in un settore, in un caso e con una personalità, siano poi realmente replicabili in altri casi, settori, fasi e situazioni specifiche.
Mi sento estremamente impopolare a dire queste cose mentre spopola la retorica dell’abbondanza, del crederci perché poi ce la si fa, dell’avere fiducia che i soldi arrivano. Credo che sia vero e importante avere una mente aperta e disponibile alla crescita e in Italia e tra le donne che fanno impresa è importante lavorare su una serie di autolimitazioni e sulla reticenza al parlare di crescita economica. Ma credo anche che la narrativa dei grandi numeri con poca fatica contribuisca a creare un immaginario distorto di cosa significa aprire un’attività e su cosa ci si può davvero aspettare.
Cosa occorre allora?
Io credo che più che perdersi alla ricerca di tattiche che promettono crescite irreali, si possa cominciare da 3 cose piuttosto concrete:
- Tempo e riconoscimento della fase in cui si è
Non si cresce dall’oggi al domani a meno che non si disponga di grandi investimenti iniziali (e anche in quel caso ci sono dei tempi fisiologici) e non si cresce nella stessa proporzione nelle varie fasi di un’attività.
Prima di iniziare, mollare tutto e lanciarti senza paracadute, valida la tua idea di impresa, metti in conto che avrai bisogno di avere una anche minima copertura economica o di mantenere il lavoro fino al raggiungimento di una stabilità tale da sostenerti economicamente. - Costanza e cura
La costanza e la cura ti permettono di avere il focus rivolto alle cose importanti, di non disperdere energie, di avvicinarti passo dopo passo a ciò che vuoi. Essere costanti non è semplice; la volontà iniziale ci dà il primo sprint ma è nell’agire quotidiano, nel mettere insieme i pezzi giorno dopo giorno (e soprattutto nei giorni no), che poi si dà vita alle cose. - Strategia e visione a lungo termine
Per crescere non possono mancare, secondo me, un piano e una visione di ampio respiro. Solo in questo modo si potranno davvero interpretare i risultati e capire se effettivamente si sta crescendo nella direzione desiderata o no.
Il nodo spesso è proprio qua; anziché chiederti perché non cresci cerca di capire cosa stai misurando e se quello che ti aspetti è realistico con i mezzi che hai e la situazione in cui sei. Una volta che chiarisci dove vuoi arrivare, definisci il come e vedrai che i risultati arriveranno davvero.