Quando è iniziata l’avventura della maternità non è andato necessariamente “tutto bene”.
La lotta tra la madre e la lavoratrice è iniziata fin dal primo mese di vita di mia figlia e più cresceva l’amore per lei, più forte sentivo la paura di perdere la direzione al lavoro e mi aggrappavo al bisogno di difenderne spazi e confini.
Poi è arrivato il Covid e questo lungo anno di pomeriggi chiusi in casa e nessun aiuto esterno mi ha costretto ad arrendermi a un equilibrio di lavoro e favole della buonanotte. È stato lì, nella giostra delle ore trascorse tra un ufficio casalingo, i biberon e canzoncine insopportabili, che ho fatto spazio alle lezioni che Beba mi ha impartito senza neanche saperlo.
Le condivido qua perché, che tu sia madre o meno, sono sicura che ti regaleranno qualche riflessione.
- La creatività che reinventa l’ovvio.
Hai presente quando dicono che un bambino piccolo si diverte di più a smontarti casa che a giocare con i suoi giocattoli? Ecco, è esattamente così. Ma a parte lo sbatti di dover ricomporre pezzi di cucina e cassetti vari, è bellissimo osservare queste fasi di scoperta e meraviglia.
Quello che mettono in azione i bambini infatti, è un gioco destrutturato: reinterpretano oggetti comuni dandogli usi nuovi e assolutamente creativi. Le stesse pentole sono diventate per Beba di volta in volta una batteria musicale, dei cappelli da indossare e degli sgabelli su cui sedersi. Ogni volta che la osservo dare nuova vita alle cose vedo in potenza tutta il ricco patrimonio generativo dell’essere umano. Senza saperlo, mi sta insegnando a mettere in discussione l’ovvietà delle cose a a tornare a pensare outside-the-box. - La meraviglia e il tempo presente.
C’è qualcosa di magico nel modo in cui i bimbi si disconnettono dalla linea del tempo e si immergono in quello che fanno, con presenza e intensità. Quella concentrazione nell’azione è difficile da ritrovare quando siamo concentrati nel “devo fare” e nel “cosa ho fatto”. A me capita spesso di ritrovarmi altrove, soprattutto nel futuro, con tutti gli obiettivi che mi metto davanti. Eppure Beba mi sta insegnando a stare. Nella meraviglia della scoperta, nella liberatoria immersione nel momento presente, che rigenera e alleggerisce. - Prova e riprova finché non riesci. I primi anni di vita di un bambino sono costellati di tappe di apprendimento fondamentali: le prime parole, i primi passi, il primo contatto con gli altri, le prime pappe. Prima di riuscire in qualsiasi nuova attività i bambini ci provano in mille modi, noncuranti degli errori e quando non riescono sperimentano altre strategie, finché non ce la fanno. Nell’osservare Beba cadere e rialzarsi un sacco di volte, ho pensato a quanto questa spontaneità nell’affrontare il rischio si perda con la crescita. E quando guardo agli ultimi anni la vedo chiara e limpida: la mia paura del rischio e il mio arrendermi prima di trovare soluzioni. Così Beba mi sta indirettamente insegnando che se l’obiettivo è importante vale la pena provarci e riprovarci.
Oggi la mia maternità assomiglia alla sensazione che provavi quando dopo la quarta o quinta gita in bicicletta senza rotelle cominciavi a sentire la padronanza del mezzo. L’equilibrio è ancora traballante, ma cominci a capire meglio come funziona. E non perché le cose diventino più semplici, ma perché prendi meglio le misure.
E in questo viaggio cambiano un casino di cose di noi, compresa l’immagine della nostra realizzazione.
Se prima il “successo nella vita” per me coincideva con una libertà senza limiti oggi è fatto di traguardi professionali che terminano, come un’onda, nella dolcezza della sera. Quando, stanca, uso le ultime energie per leggerle una fiaba della buonanotte e posando il libro sul comodino e lo sguardo su di lei che mi dorme addosso, penso che la mia felicità non potrà mai più prescindere da questo amore.